Welfare e previdenza a misura delle imprenditrici
Rete Economia incontra la deputata Luisa Gnecchi
Un’ora di intenso confronto, ieri (7 marzo 2016) a Bolzano, tra le funzionarie, i funzionari, le imprenditrici e gli imprenditori di Rete Economia-Wirtschaftsnetz, tra cui anche Coopbund, e la deputata Luisa Gnecchi, membro della Commissione Lavoro della Camera, per fare il punto sulle iniziative che il governo sta mettendo in atto per tutelare le donne del mondo economico.
La parlamentare altoatesina ha illustrato la misura introdotta in via sperimentale nella legge di stabilità di quest’anno: l’erogazione di voucher per l’asilo nido o il servizio di baby-sitting per le imprenditrici o lavoratrici autonome che rientrano al lavoro dopo la gravidanza senza fruire del congedo parentale: “Siamo riusciti con molta fatica – ha ammesso la deputata – a far stanziare 2 milioni di euro, che si aggiungono ai 20 milioni di euro destinati alle lavoratrici dipendenti e a quelle della gestione separata, beneficiarie di questa misura già dal 2015. Purtroppo i decreti attuativi, attesi per inizio marzo, non sono ancora stati emessi, ma sappiamo che sono ormai imminenti. Le lavoratrici autonome e le imprenditrici potranno fruire di 600 euro al mese per 3 mesi, rispetto alle dipendenti che potranno beneficiarne per 6 mesi. La somma verrebbe ridotta se si espletasse lavoro part-time. Chiediamo l’impegno delle associazioni di categoria e dei patronati per diffondere questa iniziativa, ancora poco conosciuta nel mondo economico, e di darci suggerimenti su come migliorarne l’applicazione. Un primo intervento è evidente: occorrerà equiparare le autonome alle dipendenti, ottenendo 6 mesi di voucher”.
L’onorevole Gnecchi ha focalizzato il suo intervento anche sulle pensioni, strettamente correlate ai periodi di interruzione dal lavoro per maternità: “In Alto Adige – ha chiarito illustrando le cifre del problema – un artigiano che andava in pensione di vecchiaia nel 2003 riceveva in media 513 euro mensili, diventati 837 nel 2014. Le donne nello stesso periodo sono scese da 465 euro a 340 euro, anche se i dati non sono ancora esaustivi. Per le pensioni di anzianità, un artigiano è passato da 1.107 euro nel 2003 a 1.740 euro nel 2014, mentre un’artigiana è passata da 716 a 1.251 euro. In media, il gap è ancora di 500 euro mensili. Nel commercio, la pensione di anzianità per un uomo è salita da 1.216 euro nel 2003 a 1.659 nel 2014, per una donna è passata da 849 a 1.340 euro. Per le pensioni di vecchiaia, gli uomini sono a quota 742 euro nel 2014, le donne a 526 euro. È questo il tema su cui riflettere in occasione dell’8 marzo: se anche in Alto Adige, dove il lavoro non è mai mancato, le donne hanno pensioni basse è perché spesso sono state costrette a lasciare l’impiego o a optare per il part-time per prendersi cura dei figli. L’introduzione dei voucher per le imprenditrici è un primo passo verso un sistema che salvaguardi il diritto al lavoro per chi diventa madre”.
“Il decreto delegato sul lavoro autonomo, in esame al Senato e tra tre mesi atteso alla Camera – ha aggiunto la parlamentare – prevede ulteriori interventi, come la possibilità di derogare all’interdizione obbligatoria durante la gravidanza: si potrà lavorare fino al parto e tornare al lavoro anche subito dopo. Non è una soluzione, ma una scelta che fino ad ora è stata negata. Serve una chiara strategia previdenziale per i lavoratori autonomi affinché ogni singola settimana di contributi versati diventi un granello della pensione futura”.