Basaglia e il lavoro nel sociale
In occasione dei 40 anni dall’entrata in vigore della “legge Basaglia”, la Facoltà di Scienze della Formazione della Libera Università di Bolzano ha organizzato un convegno, a cui hanno partecipato come relatori diversi esperti del settore e in cui si è anche parlato di cooperative sociali.
Restituire dignità e umanità ai pazienti psichici. Era questo lo scopo della legge 180 “Sui trattamenti sanitari volontari e obbligatori”, la cosiddetta “legge Basaglia”, entrata in vigore nel maggio del 1978. Tra le innovazioni introdotte dalla riforma, va ricordata la chiusura dei manicomi, ossia degli ospedali psichiatrici in cui i malati venivano rinchiusi in maniera coatta.
La legge 180 si ispira ai metodi innovativi introdotti dallo psichiatra e neurologo Franco Basaglia, che in quegli anni dirigeva il manicomio di Trieste. Basaglia è riuscito a riformare profondamente il mondo dell’assistenza psichiatrica attraverso il riconoscimento dei diritti sociali dei pazienti e ponendo al centro non la malattia, ma la persona stessa.
Basaglia, il tiranno illuminato
Nell’ambito della conferenza è intervenuto anche Lorenzo Toresini, che ha conosciuto di persona Basaglia ed è stato primario della psichiatria dell’ospedale di Merano. Toresini ha sottolineato la forza innovativa di Basaglia e la sua grande capacità nell’imporre le proprie convinzioni e idee. In particolare, Toresini ha ricordato come una riforma della pischiatria sia stata possibile solo dall‘alto, ossia attraverso un “tiranno illuminato” come lo era Basaglia. I pazienti, essendo ritenuti incapaci di intendere e volere, di certo non possono imporre le proprie richieste. Infine, Toresini ha illustrato come anche il Servizio psichiatrico di diagnosi e cura a Merano ha applicato gli insegnamenti di Basaglia, decidendo di non ricorrere più alla contenzione fisica.
Il pomeriggio ha visto anche una relazione di Siglinde Clementi, che ha presentato diversi lavori di ricerca storica sulle pratiche nei manicomi. La rielaborazione storica della vita dei pazienti può essere un modo per diffondere il sapere sulle malattie psichiche e combattere i pregiudizi che talvolta persistono ancora oggi.
Karl Tragust, Presidente della cooperativa di ricerca e innovazione sociale Sophia, ha spiegato come è stato organizzato il settore sociale in Alto Adige, in particolare l’assistenza ai malati psichici. Tragust ha ricordato che il settore sociale è complesso in quanto comprende numerosi aspetti, spaziando dall’assistenza vera e propria fino alla cultura, al lavoro e all’abitare.
Essere parte della società – l’importanza del Terzo Settore
Infine, il professore dell’Università di Trento Luca Fazzi nel suo intervento “Costruire l’integrazione attraverso forme d’impresa di comunità” ha ricordato l’importanza del Terzo Settore. Per l’assistenza dei malati psichici è fondamentale il coinvolgimento dell’intera società. Le cooperative sociali, attuando progetti di integrazione lavorativa, sono protagoniste dell’inclusione sociale . Fazzi a tal proposito ha ricordato che in provincia di Bolzano, la prima cooperativa ad occuparsi di persone con malattie mentali, è stata la cooperativa sociale Aquarius, associata a Coopbund.
Oggi, purtroppo, le cooperative spesso si trovano in difficoltà, perché devono confrontarsi con un mercato sempre più agguerrito e una realtà dove il sostegno da parte degli enti pubblici va diminuendo. Fazzi ha sottolineato l’esigenza di nuovi modelli cooperativi, di realtà che possano far sentire le persone svantaggiate sempre più parte della società. Le cooperative sociali, secondo Fazzi, non devono essere imprese incentrate su se stesse, ma devono vedersi come parte di un sistema. La loro funzione non si limita all’integrazione lavorativa, ma esse possono contribuire al benessere dell’intera comunità.